A CACCIA




Abbattere le prede, decimare gli invasori, mirare sempre al bersaglio grosso e mettere nel carniere i consensi. A Legaland si va a caccia con le cartucce della propaganda a presa rapida, mentre i cani da punta inseguono l’ultima riserva “comunista”. Il Veneto ha bisogno di nutrirsi con bordate ideologiche, sentirsi “in branco” e presidiare la terra con ill dito sul grilletto. Le ronde andavano a caccia del pericolo, un po’come i pionieri della “libera impresa Dop” scacciavano l’incubo di Visco e dei finanzieri. Per la Lega, contano solo gli indigeni che pretendono sicurezza: via gli extracomunitari dai luoghi pubblici, ma anche da case e asili “veneti”; si alzano le barricate contro zingari e islamici; occorre trasformare sagre e feste paesane in antidoti alla cultura. Insomma, il leone di San Marco che caccia il tricolore. In un quarto di secolo, si è passati da «Forza Etna» contro i terroni a «Prima il Veneto» contro il resto del mondo.  
Il vero prototipo del cacciatore leghista è Giancarlo Gentilini, alpino classe 1929, ex dirigente di CassaMarca, sindaco-sceriffo di Treviso e tuttora in giunta con la delega agli Affari legali. E’ stato il primo ad imbracciare metafore con la doppietta, sparando le originali iperboli della propaganda “serenissima”. Non bastava più smantellare le panchine pubbliche né disegnare teschi sull’asfalto degli incroci. Gentilini ha alzato il bicchiere di prosecco e abbassato foresti, stranieri, “negri”, nomadi e magrebini a prede della sicurezza in chiave leghista.
La stagione venatoria in politica l’ha inventata davvero il “nonno” di Luca Zaia: «Coniglietti» proclamò fin dal 2000. Due anni fa dal palco di Riva degli Schiavoni al raduno “padano”, Gentilini caricò di nuovo una rosa di pallini: «Basta con quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici. E’ ora di finirla con i phone-center, i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: vadano a pisciare nelle loro moschee. E con i bambini che vanno a rubare agli anziani. Non voglio più vedere neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini». Discorso fra gli applausi che però costa un fascicolo d’indagine della Procura di Venezia con l’ipotesi di reato di istigazione all'odio razziale. E appena due mesi fa, l’impunito Gentilini ha rivendicato il marchio di fabbrica a livello europeo: «Sarkozy ha copiato quello che dicevo dieci anni fa. Gli zingari hanno macchine di lusso, sono pieni d’oro e non si capisce come facciano a procurarseli, visto che non lavorano. Quindi vanno riaccompagnati alle frontiere. Logicamente, per i Rom con la cittadinanza italiana non potrà essere così: dovranno, però, osservare il vangelo secondo Gentilini che dice ordine, disciplina e rispetto delle leggi. Se vìolano questi principi devono andare in galera». Cacciare i diversi che minacciano la comunità. E scacciare la paura fin dentro l’anima della gente. Una bordata di propaganda vale la sicurezza che dentro le urne la Lega prospera.
Sindaci leghisti formato borgomastro tedesco. Un divieto per ogni bersaglio. Comincia, ridendo e ammiccando, con il volantino affisso in un’azienda di Pieve di Soligo (Treviso), il paese dove vive  il poeta Andrea Zanzotto: «Le regioni italiane comunicano l’apertura della caccia (tutto l’anno) per la seguente selvaggina migratoria: rumeni, albanesi, kosovari, talebani, afghani, zingari, extracomunitari in genere. Non esiste limite giornaliero di capi da abbattere». Un falso «calendario venatorio 2007-2008»  su carta clonata della Regione e grafica istituzionale in bianco e nero stile delibera di giunta. Farneticante, quanto in sintonia con il senso comune di Marca.
C’è la sospensione della «caccia ai comunisti in quanto entrati a far parte delle specie in via d’estinzione, restando salva la possibilità di cacciarli nelle zone di ripopolamento quali Case del popolo, coop, centri sociali». Armi consentite: «fucili di ogni genere a più di cinque colpi, carabine di precisione, pistole di grosso calibro. In presenza di stormi numerosi è ammesso anche l’uso di bombe a mano, obici, mitragliatori automatici, gas velenosi». Premio in palio: «Ogni mille capi abbattuti  verrà attribuito un viaggio di una settimana per tutta la famiglia gentilmente offerto dal ministro Jorg Haider. Al raggiungimento di 2000 capi abbattuti, al cacciatore verrà consegnata la cittadinanza onoraria austriaca».
Dalla Lega Nord viene “sparata via” anche Maurizia Paradiso: «Non mi hanno rinnovato la tessera perché sono una trans. Lo trovo un atto discriminatorio, una vera e propria espulsione. Ho pagato 50 euro alla Lega Lombarda. Al momento del rinnovo ho parlato due volte con il capogruppo in Consiglio comunale a Milano, Matteo Salvini, anche per dargli la mia adesione alla causa della Malpensa. L’ho chiamato per manifestare il mio appoggio ma lui non si è mai degnato di rispondere. Non capisco perché discriminino una come me, un’italiana per di più». A Meolo (Venezia), invece, il 27 ottobre scorso il sindaco del Pdl Michele Basso ha fatto sapere che «in base agli obiettivi dell’amministrazione con la Lega Nord», gastronomie etniche, phone-center, negozi di roba usata o riciclata sono espulsi dal centro storico. «Non vogliamo che il salottaE’ caccia continua, sull’onda del trionfo elettorale. In Friuli, il capogruppo regionale Danilo Narduzzi vuole espellere i clandestini dagli ospedali: «Se i medici non possono segnalarli, non vedo perchè debbano continuare a raggirare leggi di Stato, spadroneggiando sul territorio». A Venezia, le nuove case per le famiglie sinti con tanto di cittadinanza anagrafica innescano il “presidio” del Carroccio alla vigilia delle Comunali. Ma soprattutto costano il posto al prefetto Michele Lepri Gallerano, scacciato per via ministeriale. I leghisti conquistano nuovi municipi e si applicano immediatamente: a Nervesa della Battaglia (Treviso) aboliscono la dizione “città della pace”, forse anche perché c’è da sparare un maxi-piano urbanistico.
Perfino la catastrofe di mezzo Veneto con l’acqua alla gola offre l’ultima battuta di caccia. Sempre Gentilini in diretta televisiva: «L’alluvione? Colpa delle nutrie che si mangiano gli argini. E’ ora di finirla con gli animalisti. Se necessario, sarò il primo a imbracciare il mitra. E darò ordine ai miei cacciatori di sparare a vista contro queste maledette bestie straniere…». Nelle stesse ore il Comune di Cittadella (Padova) amministrato dal deputato leghista Massimo Bitonci accendeva il cartellone municipale per vietare il transito «agli accattoni molesti».

Sebastiano Canetta
Ernesto Milanesi
Alias -il manifesto
20 novembre 2010